E a prestare il proprio palcoscenico ci penserà il Festival di Cannes, con la sua 71esima edizione che si terrà dall’8 al 19 maggio. La data stabilita per la proiezione speciale di 2001: Odissea nello Spazio è sabato 12 maggio.
Capolavoro assoluto della fantascienza restano intramontabili nella memoria di ognuno sia il Monolite nero (costruito secondo le forme della matematica perfetta), sia il Computer Hal 9000 che sa battere a scacchi gli umani, come poi si è dimostrato nella realtà. Il film coniuga fantascienza, realismo, immaginario visuale in una sintesi potente e forse irripetibile.
2001 Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey) è un film di Stanley Kubrick del 1968, basato su un soggetto di Arthur C. Clarke, il quale ha poi tratto dalla sceneggiatura un romanzo dal titolo omonimo. Benché molti ritengano la pellicola ispirata al racconto di Clarke La sentinella, lo stesso autore[3] ha affermato che “La sentinella assomiglia a 2001 come una ghianda assomiglia a una quercia adulta”. La categoria “film di fantascienza” spesso attribuita all’opera di Kubrick non rappresenta in realtà l’intima natura del film, che, pur ambientato nel futuro, tocca problematiche antichissime relativa all’identità della natura umana, al suo destino, al ruolo della conoscenza e della tecnica. Un’umanità alla ricerca di sé, diversa dal resto della natura, definita dal simbolo centrale di un parallelepipedo, razionale, verticale, misterioso, sovrastato da una luce speciale. Una ricerca che, condotta con il prevalente obiettivo del dominio tecnico, trova invece alla fine l’uomo di fronte al suo limite irrisolto, ancora sovrastato dall’incombente figura geometrica, mai veramente risolta. (cit. Wikipedia)
L a genesi del film racconta che Kubrick alla ricerca di un soggetto di fantascienza contattò Arthur C. Clarke per mostrare un futuro tanto lontano quanto possibile in cui l’incontro-scontro tra l’uomo e l’intelligenza artificiale (il computer Hal 9000) abbia valenza di riflessione etica e teoretica.
«Fin dagli anni ’50 – commentò George Lucas – la scienza ha prevalso sulla fantasia e il romanzesco è stato più o meno abbandonato, man mano che i viaggi nello spazio e la tecnica venivano in primo piano. In questo filone, il capolavoro è 2001: Odissea nello spazio, uno dei miei film preferiti, in cui tutto è scientificamente esatto e immaginato partendo dal possibile. È veramente l’apice della fantascienza». E ancora oggi molti scienziati sostengono che se i programmi nello spazio di Usa e Urss avessero mantenuto il ritmo previsto da Kubrick, buona parte delle ipotesi rese realistiche nel film si sarebbero effettivamente realizzate nello stesso tempo.
L’inizio di «2001: Odissea nello spazio» trasporta l’uomo dall’alba della preistoria al futuro usando una metafora di offesa e conquista (l’osso scagliato verso il cielo) come simbolo di una violenza ancestrale che si trasforma in astronave e quindi in uno sguardo verso la possibile evoluzione della razza umana. «Ognuno è libero di peculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film – spiegò Kubrick -. Io ho cercato di rappresentare un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio».
Il film è suddiviso in quattro sezioni. Nella prima, agli albori della storia, degli ominidi arrivano alla conoscenza grazie al contatto con un misterioso monolite nero venuto dallo spazio. Nella seconda, ambientata sulla Luna nel 1999, viene rinvenuto un analogo monolite che farà da porta verso il futuro per gli astronauti di Discovery One. La terza parte, ambientata 18 mesi dopo, vede la squadra spaziale guidata dal comandante Bowman e dal computer Hal 9000 in viaggio verso Giove sulle tracce del segnale radio emesso dal misterioso monolite.
Nell’epilogo Bowman, rimasto ormai solo a bordo dell’astronave in vista di Giove, incontra di nuovo il monolite che fluttua nello spazio profondo e, grazie a questo, viene trascinato oltre il tempo fino a una misteriosa camera da letto dove si vede vecchio e morente per poi tornare neonato, feto cosmico evoluto da essere umano in una forma superiore. Nonostante le mille interpretazioni date al cuore filosofico del film, «2001: Odissea nello spazio» rimane prima di tutto un’esperienza visiva e auditiva che non invecchia come si capisce bene dai mille ritorni della pellicola (rinata a nuova vita anche grazie alle tecnologie digitali) e dal suo sempreverde successo.
Costato 12 milioni di dollari di 50 anni fa, il film ha più che centuplicato i suoi incassi attraverso le generazioni e continua ad affascinare e sedurre gli spettatori, generando anche molte leggende. La più celebre è quella per la quale, entrato in rapporto con la Nasa, Kubrick avrebbe poi barattato l’uso di alcune tecnologie futuribili (lenti e cineprese di avanzata concezione) in cambio di una ripresa in studio dell’allunaggio del 1969: garanzia per la Nasa ove qualcosa fosse andato male durante la documentazione di quello storico successo nella corsa spaziale.
Ossessionato fin dalla concezione dal Valzer di Strauss «Sul bel Danubio blu», il regista provò a imporlo ad Alex North che aveva scelto per la colonna sonora. Insoddisfatto dei risultati (oggi recuperati grazie all’edizione della partitura originale), Kubrick alla fine optò per una serie di brani sinfonici (dal «Così parlo Zarathustra» di Richard Strauss a Georgy Ligeti ad Aram Kachaturian) la cui popolarità resta adesso indissolubilmente legata alle immagini del film.