Che terribile confusione. Che smarrimento. Cerco un appiglio, qualcosa in cui credere, qualcuno che dica una parola che assomigli a quello che penso. Ma quello che penso forse è la stessa cosa che hanno sentito mia nonna e i miei genitori, quando non si ritrovavano nella vita che girava loro attorno. Mia nonna era della fine dell’Ottocento, aveva visto cambiamenti epocali. Ma anche noi ne abbiamo visti, anche se di natura diversa. La differenza tra lei e me è il tentativo costante che ho messo in atto io di restare ancorata alla realtà, per quanto difficile da decifrare, per quanto ostica. Non mi piace quando i miei coetanei guardano con nostalgia alla loro giovinezza e la ritengono periodo molto migliore di questo. C’erano pericoli a non finire negli anni Settanta/Ottanta, c’era tanta violenza, c’era tanta confusione anche allora, ma eravamo giovani e questa era la grande differenza, avevamo la pia illusione di essere i protagonisti di quel che stava succedendo. E avevamo la certezza che ci sarebbe stato un futuro per noi. Ecco perché un paese che invecchia è un paese destinato a guardare al passato e a non aprirsi al futuro. Ecco perché il nostro paese è conservatore senza scampo e in Italia essere conservatori spesso equivale ad essere fascisti. Ora quello che sento è lo slittamento della terra sotto i piedi, l’enorme difficoltà di riconoscermi nella realtà che mi gira attorno.
Sono cresciuta con un concetto di libertà e di apertura mentale che ha segnato la mia vita a volte fin troppo, perché ne ho pagate le spese sul piano privato lavorativo personale: guardare prima di tutto, prima ancora delle mie, alle ragioni degli altri è una modalità che per me è naturale. Per mia fortuna non ho vissuto il fascismo e ho sempre pensato che fosse il peggiore di tutti i mali, e lo penso ancora. E ora mi chiedo: i miei concittadini, i miei connazionali che sono razzisti a vario titolo, fascisti fin nel midollo, forcaioli fino alla nausea, avranno la meglio su un benpensantismo cosiddetto illuminato che però è slabbrato, sfilacciato, privo di qualsiasi nerbo di positività? Un benpensantismo che si accartoccia su se stesso e si rivela non migliore di tutto il resto, si veda la pubblicità che fa il Liceo romano Visconti, il più antico della capitale, che si dichiara all’avanguardia e però pubblicizza una scuola in cui non ci sono stranieri né diversamente abili.
Dunque è questa la natura dell’uomo? Violenta e necessariamente avversa al suo simile? L’idea hobbesiana di “homo homini lupus” è l’unica che ci resta? Se ascolto e leggo ciò che dicono i politici in questa brutta campagna elettorale mi si accappona la pelle. Frasi aberranti che provengono da decine di anni di urla in TV, di insulti per fare audience, per dare carne sanguinolenta ai lupi che albergano dentro tutti noi, alle beghine della rivoluzione francese che fanno la maglia mentre ai re e agli aristocratici viene mozzata la testa.
Non so voi ma io in questo paese ci sto scomoda, arranco economicamente, vessata da tasse di tutti i tipi, avvilita dall’ascolto di frasi stupide, sempre più stupide, pronunciate da gente che dovrebbe essere meglio di me per potermi rappresentare. Chiudo con la consapevolezza che anche questo breve scritto è una forma di chiacchiericcio qualunquistico. Chiedo perdono, ma oltre ad essere un grido di disperazione, questo vorrebbe essere anche un sasso nello stagno, perché faccia cerchi virtuosi, ché la virtù c’è, ne sono certa, e va conservata.