“Dolce e ridente Saffo coronata di viole” la chiama Alceo di Mitilene che ebbe la fortuna di conoscerla. Saffo, la grande poetessa greca nata nell’isola di Lesbo alla fine del VII secolo a.C. ancora oggi continua a emozionare. Pochi frammenti sono pervenuti della sua opera ma la loro forza è immensa. E’ la poetessa che canta l’amore, la passione, la gelosia, l’assenza. E’ la prima voce che parla di sé stessa nella letteratura greca. Il tiaso da lei fondato per educare le fanciulle nobili al culto di Afrodite diventa il centro di una nuova poesia. Una poesia struggente e intimista, dove l’aegritudo amoris (“…un fuoco mi corre leggero sotto la pelle, con gli occhi non vedo più niente, le orecchie rimbombano, un velo di sudore mi ricopre, un brivido mi possiede tutta…” fr.31) si manifesta e piega l’esperienza eroica di Omero.
Nel frammento n. 168 l’io lirico esprime tutta la propria solitudine nel silenzio di una lunga notte, oscurata dal tramonto della luna.
NOTTURNO (fr.168 b V.)
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola. (Saffo, Trad. Quasimodo)
Alda Merini ha una passione per Saffo, lei che per il volere dei suoi genitori ha frequentato l’Istituto magistrale e non ha studiato il greco. La conosce attraverso le traduzioni dell’amico Salvatore Quasimodo. Sente subito forte un legame con la poetessa greca, hanno la stessa visione del vivere che è prima di tutto amore, amore dove Eros travolge e stravolge lo spirito e che trova sfogo solo nei versi.
Nella sua raccolta di poesie l’uovo di Saffo (1999-2000) Alda riprende il frammento “Notturno”. La solitudine e la tristezza di Saffo viene qui amplificata nel terrore e nella follia di una donna che diventa serpente di se’ stessa, che si dimena, si sbrana, si abbuia. E proprio nel disperato delirio della Merini troviamo la differenza tra l’ intenso ma composto lirismo della poetessa greca e lo strazio della poetessa milanese che se non ape di gentile amore / punge il mio labbro la notte quando si ingemma dentro il sole diventa insopportabile, perché il buio non è solo mancanza di luce, è mancanza d’amore.
Quando la notte cala e si fa fonda
e si ingemma la notte dentro il sole
io penso con terrore che la sera
non è stata principio di un amore
E mi dimeno nel mio letto sola
e divento serpente di me stessa
e mi sbrano e mi abbuio e mi spavento
Io mi misuro con la mia follia
che tale è solitudine del verso
e mi devo nascondere a me stessa
perché non ape di gentile amore
punge il mio labbro avido di suoni. (Alda Merini da L’uovo di Saffo)