Uno sperduto padre separato, in piena fase di “ristrutturazione emotiva”, alle prese con un’integerrima assistente sociale. Un emozionante duello tra telefonate inaspettate, angoscianti sospetti e divertenti sorprese, sarà in scena al Teatro San Paolo – Ostiense 190 dall’ 8 al 12 novembre: LA PARTE MIGLIORE DI ME di Francesca Detti e Andrea Gambuzza. Protagonisti e registi: Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza.
Comunicato Stampa
Lei ha qualcosa che non riesce a perdonarsi, lui ha qualcosa da nascondere. Un emozionante duello tra telefonate inaspettate, angoscianti sospetti e divertenti sorprese, sarà in scena al Teatro San Paolo – Ostiense 190 dall’ 8 al 12 novembre: LA PARTE MIGLIORE DI ME di Francesca Detti e Andrea Gambuzza. Protagonisti e registi: Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza.
Attraverso un confronto commovente e rocambolesco tra un’integerrima assistente sociale, alle prese con il suo primo incarico al rientro da un periodo di pausa forzata e uno sperduto padre separato, in piena fase di “ristrutturazione emotiva”, si assisterà ad un incontrarsi e ad un riconoscersi, per scoprire che tra la prassi e le eccezioni, c’è un filo che ci lega tutti: quello del bisogno del sentirsi accolti e dell’imparare a lasciarsi accogliere.
Un intreccio di reti metalliche ed elementi essenziali – progettati e realizzati, così come il disegno luci, da Lucio Diana – rappresentano l’interno di una casa semi arredata, sottolineando il carattere precario e claustrofobico della condizione dei due protagonisti. Una puntuale tessitura sonora agevola il viaggio dello spettatore attraverso le differenti atmosfere, accompagnando i dialoghi serrati di questo incontro-scontro, spesso comici, alle volte struggenti e introspettivi.
Da qualche anno si è fatta sempre più evidente una nuova determinazione, una presa di coscienza sociale, che potremmo identificare come quella dei “padri separati”. Uomini che, dopo una più o meno burrascosa esperienza di separazione, sono costretti nella maggior parte dei casi, ad abbandonare il tetto coniugale, trovandosi a dover affrontare repentini cambi di equilibri di natura affettiva, sociale ed economica. Partendo da un lavoro di interviste fatte ad alcuni protagonisti di vicende analoghe, tra i quali gli ospiti del Residence dei Babbi, attivato due anni fa dal Comune di Rimini e uno scrupoloso lavoro di documentazione sulle prassi e le normative in tema di affidamento di minori, lo spettacolo vuole osservare da vicino quello che è diventato uno dei disagi simbolo della nostra generazione, tentando di porsi degli interrogativi su una questione che crediamo sostanziale, ovvero: l’assenza di prospettive data dalla rottura degli argini col vecchio modello di famiglia.