Gli errori di strategia sono spesso ferali per l’esistenza delle aziende. Essi sono quelli commessi dal Vertice aziendali e, proprio perché commessi a livello più elevato, difficilmente possono essere corretti prima che abbiano comportato delle conseguenze nefaste per l’azienda, come predetto.
Una volta fissati gli obiettivi vengono effettuati tutti quegli investimenti necessari al loro raggiungimento e nel breve periodo nessuno vuole o è in grado di riconoscere propri errori.
Casi a nostra conoscenza sono quelli dell’Alitalia e della Nokia.
Nel caso della compagnia di bandiera nel 2008 la stessa fu liberata da tutti i debiti, alleggerita di quasi la metà dei dipendenti e i contratti di lavoro rivisti al ribasso.
Nonostante questa rivisitazione per cui all’epoca si usava dire “le perdite allo stato e i profitti ai privati”, inspiegabilmente il piano della società si indirizzò sul breve medio raggio, soprattutto sulla rotta Roma-Milano allora la tratta forse più redditizia d’Europa, quando a distanza di poco tempo si sarebbe attivata l’intera tratta dell’Alta Velocità.
Nel giro di qualche anno ci fu un travaso notevolissimo di passeggeri dall’aereo al treno, oltre alla spietata concorrenza delle low cost, per cui i Ricavi non riuscirono mai a coprire i nuovi costi, seppur alleggeriti dalle politiche predette e, successivamente, da un ribassato costo del petrolio.
La storia rischia di ripetersi a breve se non cambia la strategia, infatti da notizie stampa si legge che per fine anno la tratta Roma-Milano potrebbe essere percorsa in 2 ore e venti minuti dai treni con ulteriore erosione di passeggeri anche su altre tratte come la Napoli-Milano e le direttrici Torino e Venezia per riflesso.
La futura liberalizzazione delle tratte ferroviari nella UE, per Parigi ad esempio, potrebbe comportare anche nel medio raggio ulteriore decrescita di passeggeri.
Ecco perché se non vengono cambiati gli obiettivi ed effettuati investimenti nella giusta direzione ogni ulteriore contenimento dei costi potrebbe considerarsi inutile e financo controproducente.
Ancora più eclatante il caso Nokia leader indiscusso mondiale della telefonia con un’incidenza del fatturato di oltre il 7% sul Prodotto interno Lordo della Finlandia.
Il Managment della Nokia non ha semplicemente creduto nella riuscita degli smartphone ed ha effettuato contenuti investimenti in tal senso. Quando hanno cominciato a prendere piede, Nokia si è trovata completamente spiazzata e non è più riuscita riempire il Gap competitivo nonostante abbia provato a commercializzare propri prodotti ed a fare alleanze con altre aziende.